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Vuoi preparare l'autentico Natale pugliese? Le Sfogliatelle di Canosa o "Rose di Canosa" sono il tesoro della nostra pasticceria e un vero capolavoro a km 0 delle nostre nonne. Questo dolce, con la sua sfoglia croccante, offre un ripieno ricco di vincotto, mandorle e confettura di ciliegie o cotognata al profumo di cannella. Scopri la ricetta autentica, facile e veloce da preparare.
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Se cerchi un dolce delle feste pugliese che unisca tradizione e bontà, la Rosata di Altamura è la scelta perfetta. Questa torta altamurana è l'emblema della cucina povera pugliese, naturalmente senza burro. Ricca di mandorle, uova e profumo d'arancia. Scopri la ricetta originale per portare in tavola l'eccellenza della Murgia e la vera gustosità durante le festività. Una torta alle mandorle elegante e senza tempo...
Scopri i Sasanelli Pugliesi, i biscotti antichi della Murgia barese: un vero dolce tradizionale dal colore scuro e dal sapore intenso. Riconosciuti come PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale), questi squisiti dolcetti natalizi sono realizzati con vincotto, mandorle tostate, cacao o cioccolato e spezie autunnali.
Una panoramica chiara sulla cucina tradizionale pugliese: ingredienti, preparazioni e ricette tipiche suddivise in primi, secondi e dolci.
La cucina pugliese rappresenta una delle espressioni più complete della dieta mediterranea. Basata su ingredienti semplici, stagionali e locali, si è sviluppata nei secoli grazie all’incontro tra cultura contadina e tradizioni marinare. Olio extravergine d’oliva, grano duro, verdure spontanee, legumi, pesce azzurro, vini e le conserve fatte in casa costituiscono la base di gran parte delle preparazioni. L’uso del burro è pressoché assente: in Puglia si cucina quasi esclusivamente con olio d’oliva, simbolo di identità e risorsa diffusa in tutto il territorio.
Ogni provincia pugliese presenta piatti tipici propri, ma l’intera regione è accomunata da uno stile culinario che punta alla valorizzazione della materia prima. Pane, pasta fresca, ortaggi di stagione e piatti strutturati per sfruttare al massimo ciò che la terra offre: questa è la cucina pugliese.
Una ricetta tradizionale sempre attuale
Questo piatto, consumato soprattutto nel periodo natalizio, è il perfetto equilibrio tra tradizione e conforto. Dopo le abbondanti portate natalizie, la minestra verde si presenta come una scelta più leggera, ma altrettanto gustosa, che permette di ricaricarsi senza appesantirsi troppo. La sua preparazione si tramanda di generazione in generazione e continua a portare in tavola il calore delle famiglie pugliesi, adattandosi nel tempo senza mai perdere il suo carattere distintivo.
Cosa significa "minestra"?
Il termine "minestra" deriva dal latino ministrare, che significa servire. Originariamente, indicava il cibo che veniva distribuito ai commensali, simbolo di condivisione e unità familiare. Nel contesto pugliese, la minestra verde ha assunto un ruolo centrale durante le festività, rappresentando un ponte tra la tradizione e la modernità culinaria.
La minestra verde: tradizione e semplicità
La minestra verde è un piatto, preparato con verdure spontanee di stagione e verdure dell'orto come cavolo, cicoria, bietole e cardi. Questi ingredienti freschi venivano raccolti direttamente dai campi e combinati con frattaglie di maiale, che conferivano un sapore intenso e avvolgente al brodo. Anche la carne di tacchino, spesso utilizzata in questo piatto, aggiungeva un tocco di sapore delicato, creando un equilibrio perfetto con le verdure.Oggi, la minestra verde continua a essere preparata con lo stesso spirito tradizionale, ma con una maggiore versatilità. Le famiglie moderne scelgono di arricchirla con diverse carni a piacere, come maiale, tacchino, pollo o anche manzo, a seconda delle preferenze. Questo piatto, che unisce semplicità e bontà, resta una scelta ideale per scaldare il corpo durante le fredde giornate invernali.Inoltre, era tradizione servire la minestra come primo piatto, per assaporare appieno il gusto delle verdure. Veniva accompagnata con pane raffermo bagnato nel brodo caldo o con pane tostato, che aggiungevano una nota saporita. Alcune famiglie, invece, preferivano arricchirla con pasta fresca fatta in casa, rendendo così la ricetta ancora più sostanziosa.
La minestra verde è un piatto, preparato con verdure spontanee di stagione e verdure dell'orto come cavolo, cicoria, bietole e cardi. Questi ingredienti freschi venivano raccolti direttamente dai campi e combinati con frattaglie di maiale, che conferivano un sapore intenso e avvolgente al brodo. Anche la carne di tacchino, spesso utilizzata in questo piatto, aggiungeva un tocco di sapore delicato, creando un equilibrio perfetto con le verdure.
Oggi, la minestra verde continua a essere preparata con lo stesso spirito tradizionale, ma con una maggiore versatilità. Le famiglie moderne scelgono di arricchirla con diverse carni a piacere, come maiale, tacchino, pollo o anche manzo, a seconda delle preferenze. Questo piatto, che unisce semplicità e bontà, resta una scelta ideale per scaldare il corpo durante le fredde giornate invernali.
Inoltre, era tradizione servire la minestra come primo piatto, per assaporare appieno il gusto delle verdure. Veniva accompagnata con pane raffermo bagnato nel brodo caldo o con pane tostato, che aggiungevano una nota saporita. Alcune famiglie, invece, preferivano arricchirla con pasta fresca fatta in casa, rendendo così la ricetta ancora più sostanziosa.
La cucina pugliese natalizia è ricca di sapori autentici, dove pochi ingredienti di qualità si trasformano in dolci unici, perfetti per rendere speciali le feste. Ogni ricetta è un invito a riscoprire la tradizione e a portare in tavola il calore e la genuinità della Puglia. Preparare questi dolci significa rivivere la magia del Natale e stupire i tuoi cari con prelibatezze fatte in casa.
Il Natale è il periodo dell'anno in cui le tradizioni si fanno più vive. Ci si ritrova insieme attorno alla tavola per festeggiare. Qui troverai ispirazioni per preparare prelibatezze che conquisteranno tutti.🎄 🎄
QUALI SONO I DOLCI NATALIZI PUGLIESI?
Se dici Puglia, pensi subito ai dolcetti di pasta di mandorle_
La pasticceria pugliese è famosa per i suoi dolci semplici ma ricchi di sapore, e i dolcetti di pasta di mandorle ne sono un esempio iconico. La mandorla è l' ingrediente protagonista di tanti dolci pugliesi, dalle paste secche ai biscotti alla cupeta e di tanti altri dolci tradizionali.
Preparati con ingredienti genuini e con mandorle locali, questi dolcetti, si tramandano di generazione in generazione e rappresentano una tradizione immancabile delle festività.
Questi biscotti si distinguono per la loro texture unica: leggermente croccanti all'esterno, ma straordinariamente teneri e morbidi all'interno. La loro delicatezza li rende perfetti non solo come dessert per concludere un pranzo speciale, ma anche per accompagnare una tazza di tè pomeridiano.
Cartellate pugliesi al vincotto: la ricetta tradizionale di Natale
Le cartellate sono uno dei dolci più antichi e rappresentativi della tradizione pugliese, preparate soprattutto durante il periodo natalizio. Da generazioni, accompagnano i Natali pugliesi portando in tavola il calore di una cucina che non è solo arte, ma anche amore.
La loro forma unica, arrotolata e pizzicata come un ricamo, racconta storie di mani sapienti che trasformano ingredienti semplici in piccoli capolavori.
La croccantezza della frittura, l’intreccio perfetto delle rose e il profumo del vincotto fanno di questo dolce una vera icona della Puglia, capace di raccontare storie con ogni morso: un patrimonio gastronomico autentico che celebra l’identità e i sapori unici della regione.
La loro forma unica, arrotolata e pizzicata come un ricamo, racconta storie di mani sapienti che trasformano ingredienti semplici in piccoli capolavori.
La croccantezza della frittura, l’intreccio perfetto delle rose e il profumo del vincotto fanno di questo dolce una vera icona della Puglia, capace di raccontare storie con ogni morso: un patrimonio gastronomico autentico che celebra l’identità e i sapori unici della regione.
Cartellate: la bontà in tutte le sue forme
Le cartellate, condite con miele arricchito da mandorle tostate e una spolverata di cannella, oppure immerse nel vincotto, sono irresistibili nella loro versione più tradizionale. Esistono anche varianti moderne, come quelle decorate con zuccherini colorati o arricchite con cioccolato, molto amate dai bambini.
Infine, c’è chi le preferisce al naturale, senza alcun condimento, per apprezzarne la croccantezza autentica, proprio come piace a me!
Infine, c’è chi le preferisce al naturale, senza alcun condimento, per apprezzarne la croccantezza autentica, proprio come piace a me!
Origini delle cartellate
Le cartellate sono uno dei dolci più antichi della Puglia e una vera opera d’arte culinaria. Le loro radici risalgono probabilmente al periodo greco-romano, quando dolci simili venivano offerti agli dèi per propiziare i raccolti.
Il nome “cartellate” potrebbe derivare dal termine dialettale “carteddate,” che significa "arrotolate," oppure dal greco “kartallos,” che indica un cesto intrecciato. Con l’avvento del cristianesimo, le loro forme sono state associate alle fasce di Gesù Bambino o alla corona di spine della Passione.
Oggi, le cartellate continuano a essere un simbolo del Natale pugliese, portando in tavola non solo dolcezza, ma anche una tradizione che unisce famiglie e generazioni.
Il nome “cartellate” potrebbe derivare dal termine dialettale “carteddate,” che significa "arrotolate," oppure dal greco “kartallos,” che indica un cesto intrecciato. Con l’avvento del cristianesimo, le loro forme sono state associate alle fasce di Gesù Bambino o alla corona di spine della Passione.
Oggi, le cartellate continuano a essere un simbolo del Natale pugliese, portando in tavola non solo dolcezza, ma anche una tradizione che unisce famiglie e generazioni.
Il dolce che unisce la Puglia
In tutta la regione, le cartellate assumono nomi diversi a seconda delle zone, riflettendo la ricchezza linguistica e culturale della Puglia: “carteddàte” o “scartillàte” nel barese, “crustoli” nel foggiano, " carangi" a San Giovanni Rotondo ,“cartiddate” nel Salento. Ogni nome racconta una storia, testimoniando la forte identità gastronomica della regione.
Nel Gargano, il vincotto d’uva dona al dolce un sapore intenso, mentre nel Salento è il vincotto di fichi a impreziosire ogni morso. Le mandorle locali, come la Filippo Cea delle Murge o la Fra Giulio del Gargano, e mandorla Tuono nel Salento, aggiungono croccantezza e tradizione.
L’olio extravergine di oliva, comune in tutta la Puglia, dona alle cartellate una fragranza unica durante la frittura. L’impasto, arricchito con vini bianchi pugliesi pregiati, esalta la bontà di questo dolce natalizio. Nel Salento, le cartellate si lasciano asciugare prima di friggerle, diventando più croccanti. Nel Gargano, invece, si friggono subito e restano più friabili.
Nel Gargano, il vincotto d’uva dona al dolce un sapore intenso, mentre nel Salento è il vincotto di fichi a impreziosire ogni morso. Le mandorle locali, come la Filippo Cea delle Murge o la Fra Giulio del Gargano, e mandorla Tuono nel Salento, aggiungono croccantezza e tradizione.
L’olio extravergine di oliva, comune in tutta la Puglia, dona alle cartellate una fragranza unica durante la frittura. L’impasto, arricchito con vini bianchi pugliesi pregiati, esalta la bontà di questo dolce natalizio. Nel Salento, le cartellate si lasciano asciugare prima di friggerle, diventando più croccanti. Nel Gargano, invece, si friggono subito e restano più friabili.
Cartellate al vincotto: il dolce fatto di semplicità
Le cartellate al vincotto rappresentano il simbolo della tradizione natalizia pugliese. Gli ingredienti sono semplici: farina, olio extravergine di oliva e vino bianco. Tuttavia, la loro preparazione richiede pazienza e abilità. L’impasto viene steso sottilissimo, tagliato in strisce e modellato con cura per creare la forma tipica di rosa o di nastro arrotolato.
Dopo la frittura, le cartellate vengono immerse nel vincotto, un mosto cotto d'uva o di fichi, oppure nel miele, che conferisce loro un sapore dolce e aromatico.
Fatti di semplicità, amore e tradizione, le cartellate al vincotto sono un dolce che racconta la Puglia in ogni boccone, celebrando le festività natalizie con un gusto inconfondibile e indimenticabile.
Dopo la frittura, le cartellate vengono immerse nel vincotto, un mosto cotto d'uva o di fichi, oppure nel miele, che conferisce loro un sapore dolce e aromatico.
Fatti di semplicità, amore e tradizione, le cartellate al vincotto sono un dolce che racconta la Puglia in ogni boccone, celebrando le festività natalizie con un gusto inconfondibile e indimenticabile.
Ricetta delle cartellate pugliesi al vincotto
Vi passo gli ingredienti delle cartellate pugliesi al vincotto! Se siete alle prime armi, qui troviate un post che vi spiega passo dopo passo come realizzarle: [Clicca qui].
Ingredienti :
6 uova fresche intere
3 cucchiai di zucchero
100 ml di olio extravergine di oliva
Circa 1 kg di farina 00 (quanto basta per un impasto morbido)
150 ml di vino bianco
Olio di oliva per friggere
Vincotto (di fichi o di uva)
3 cucchiai di zucchero
100 ml di olio extravergine di oliva
Circa 1 kg di farina 00 (quanto basta per un impasto morbido)
150 ml di vino bianco
Olio di oliva per friggere
Vincotto (di fichi o di uva)
scaglie di mandorla per decorare o mandorle tostate spezzettate
Procedimento
1. Preparare l’impasto: Rompete le uova in una ciotola capiente e sbattetele leggermente con una forchetta. Aggiungete lo zucchero, l’olio extravergine di oliva e il vino bianco, mescolando fino a ottenere un composto omogeneo.
2. Incorporare la farina: Disponete la farina a fontana su una spianatoia e versate il composto liquido al centro. Lavorate l’impasto con le mani, aggiungendo farina poco alla volta fino a ottenere una massa morbida ed elastica.
3. Riposo dell’impasto:Formate un panetto con l’impasto, copritelo con un canovaccio pulito e lasciatelo riposare a temperatura ambiente per circa 30 minuti.
4. Stendere l’impasto:Dopo il riposo, dividete l’impasto in porzioni e stendetelo con un mattarello o una macchina per la pasta fino a ottenere sfoglie sottili di circa 2 mm.
5. Creare le cartellate:Con una rotella dentellata, ritagliate strisce di circa 3 cm di larghezza e 20-30 cm di lunghezza. Pizzicate i bordi a intervalli regolari per creare delle conchette, poi arrotolate ogni striscia su se stessa formando una spirale a forma di rosa. Man mano che le preparate, copritele con un canovaccio per evitare che si secchino.
6. Friggere le cartellate:In una padella capiente, scaldate abbondante olio di oliva. Friggete poche cartellate alla volta fino a quando saranno dorate e croccanti. Scolatele su carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso.
7. Lasciarle raffreddare:Una volta fritte, lasciatele raffreddare completamente.
8. Decorare con il vincotto:Scaldate il vincotto in un pentolino per renderlo più fluido. Immergete le cartellate nel vincotto solo prima di mangiarle, così rimarranno fragranti e non si ammolleranno.
Conservazione
Cartellate cotte non condite: Si conservano in sacchetti di plastica per alimenti, ben chiusi, fino a una settimana.
Cartellate condite con vincotto: Riponetele in frigorifero, dove si mantengono per alcuni giorni. Prima di servirle, lasciatele a temperatura ambiente.
Cartellate condite con vincotto: Riponetele in frigorifero, dove si mantengono per alcuni giorni. Prima di servirle, lasciatele a temperatura ambiente.
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Lesina e il futuro delle sue anguille
Nelle fredde serate natalizie, sulle tavole del Gargano, il capitone, la grande anguilla femmina, è da sempre un piatto simbolo di festa e tradizione. La sua carne tenera, saporita e ricca di proprietà nutrizionali, racconta storie di pescatori che affrontavano le acque dei laghi di Lesina e Varano per garantire questo pregiato pesce sulle tavole pugliesi. Ad oggi, a Lesina la quantità di anguille presenti nel lago si è sensiblmente ridotta. Questa tradizione di consumare anguille, simbolo delle festività natalizie, rischia di svanire. Secondo IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (, l’anguilla europea (Anguilla anguilla) è in pericolo critico, con una riduzione del 90% delle sue popolazioni negli ultimi decenni.
Un viaggio epico: dalle sorgenti al Mar dei Sargassi
Le anguille europee sono protagoniste di un ciclo vitale unico al mondo. Nascono nel misterioso Mar dei Sargassi, nell’Oceano Atlantico, e le loro larve attraversano un viaggio straordinario di oltre 6.000 chilometri, spinte dalle correnti oceaniche.
Raggiungono le acque dolci europee e africane, inclusi i laghi di Lesina e Varano, dove vivono per anni. Una volta raggiunta la maturità, le anguille intraprendono il viaggio di ritorno verso il Mar dei Sargassi per riprodursi e completare il ciclo.
Un tempo abbondanti, queste creature affascinanti erano una risorsa preziosa per le economie locali. Oggi, il loro numero è drasticamente diminuito, portando questa specie sull’orlo della scomparsa.
Un tempo abbondanti, queste creature affascinanti erano una risorsa preziosa per le economie locali. Oggi, il loro numero è drasticamente diminuito, portando questa specie sull’orlo della scomparsa.
Le cause del declino
Barriere Artificiali
Sbarramenti e dighe interrompono i percorsi migratori, impedendo alle anguille di raggiungere le aree di riproduzione nel Mar dei Sargassi.
Inquinamento
Le acque dei laghi e dei fiumi sono sempre più contaminate da sostanze tossiche, come pesticidi, microplastiche e metalli pesanti, che compromettono la salute delle anguille e il loro habitat.
Pesca Selvaggia e Illegale
La pesca indiscriminata, talvolta praticata per soddisfare la domanda di mercati internazionali, ha contribuito significativamente al declino delle popolazioni di anguille.
Malattie e Parassiti
L'introduzione accidentale di un parassita, originario dell’Asia, ha avuto conseguenze devastanti sulle anguille europee.
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Malattie e Parassiti
L'introduzione accidentale di un parassita, originario dell’Asia, ha avuto conseguenze devastanti sulle anguille europee.
Cambiamenti climatici
L’aumento delle temperature e l’alterazione degli ecosistemi naturali influiscono negativamente sul ciclo vitale delle anguille.
L’aumento delle temperature e l’alterazione degli ecosistemi naturali influiscono negativamente sul ciclo vitale delle anguille.
La legge che protegge l’Anguilla
Dal 1° gennaio 2024, la pesca dell’anguilla europea è vietata per gran parte dell’anno nell’Unione Europea, come stabilito dal Regolamento (UE) n. 2022/109.
In Italia, il divieto di pesca è in vigore dal 1° gennaio al 31 marzo di ogni anno. Nel 2024, è stato stabilito un ulteriore periodo di chiusura dal 1° aprile al 30 giugno, per garantire la tutela della specie.
In Italia, il divieto di pesca è in vigore dal 1° gennaio al 31 marzo di ogni anno. Nel 2024, è stato stabilito un ulteriore periodo di chiusura dal 1° aprile al 30 giugno, per garantire la tutela della specie.
Alternative sostenibili per il Natale
Proteggere l’anguilla non significa rinunciare ai sapori della tradizione natalizia pugliese. Ecco alcune proposte autentiche e sostenibili per arricchire la tua tavola in modo creativo:
Baccalà con i Cardi: Un grande classico pugliese, perfetto per le festività, che unisce sapori delicati e genuini.
Pasta al Forno con Cardoncelli e Mozzarella di Bufala: Un piatto ricco e profumato, ideale per portare in tavola la festa con ingredienti della tradizione.
Cavatelli con Cardoncelli e Cozze: Un abbinamento sorprendente che mescola il gusto deciso dei cardoncelli con la freschezza delle cozze.
Calamari ripieni alla Pugliese: Farciti con pane raffermo, prezzemolo, capperi e pomodorini secchi. Un piatto di mare che porta i sapori del Gargano sulla tavola.
Zuppa di Pesce Locale: Preparata con pesci come gallinella, scorfano e triglie, è una ricetta che celebra il mare e la tradizione natalizia pugliese.
Pettole: Piccole delizie fritte, perfette per iniziare il pasto con un tocco di semplicità e gusto.
E poi ci sono i dolci calzoncelli con i ceci, cartellate, mostaccioli, mandorle atterrate e tante altre bontà.
Pasta al Forno con Cardoncelli e Mozzarella di Bufala: Un piatto ricco e profumato, ideale per portare in tavola la festa con ingredienti della tradizione.
Cavatelli con Cardoncelli e Cozze: Un abbinamento sorprendente che mescola il gusto deciso dei cardoncelli con la freschezza delle cozze.
Calamari ripieni alla Pugliese: Farciti con pane raffermo, prezzemolo, capperi e pomodorini secchi. Un piatto di mare che porta i sapori del Gargano sulla tavola.
Zuppa di Pesce Locale: Preparata con pesci come gallinella, scorfano e triglie, è una ricetta che celebra il mare e la tradizione natalizia pugliese.
Pettole: Piccole delizie fritte, perfette per iniziare il pasto con un tocco di semplicità e gusto.
E poi ci sono i dolci calzoncelli con i ceci, cartellate, mostaccioli, mandorle atterrate e tante altre bontà.
In conclusione, la tavola natalizia pugliese rappresenta un vero e proprio tripudio di sapori, profumi e tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. Celebrare le feste non significa solo onorare la nostra cultura, ma anche fare scelte che rispettino l’ambiente e il delicato equilibrio della natura. Con un po’ di creatività e attenzione, possiamo mantenere vive le nostre tradizioni culinarie senza compromettere la biodiversità, contribuendo così a preservare ciò che rende unica la nostra terra.
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Articolo scritto da Clementina Urbano per Sedicipuglia – Cucina pugliese vera dal 2009.
La cucina pugliese non smette mai di stupire con i suoi sapori unici e i vini che ne esaltano l’essenza, e tra questi spicca il Susumaniello, un vitigno autoctono dal passato travagliato e dal futuro luminoso. Questo vino rappresenta il simbolo di una rinascita enologica che valorizza le radici della Puglia. Nato tra le campagne assolate del Salento, il Susumaniello ha una storia che intreccia tradizione e innovazione. Un tempo considerato un vitigno secondario, oggi torna protagonista, grazie alla sua versatilità e al carattere autentico. Ma cosa rende speciale questo vino? Quali profumi e sapori racchiude in sé? E quali piatti lo esaltano al meglio? In questo viaggio scopriremo tutto sul Susumaniello, per brindare insieme alla cultura e al gusto della nostra terra.
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Tra sapori antichi e racconti di famiglia, scopri il segreto di un piatto che riscalda il cuore delle feste.
Le pettole tarantine sono un simbolo della cucina tradizionale pugliese, preparate durante il periodo natalizio in tutta la regione. In particolare, a Taranto, è tradizione prepararle nel giorno di Santa Cecilia, il 22 novembre, dando avvio alle festività. Questi soffici bocconcini fritti, chiamati anche "pittule" in altre zone, rappresentano un’autentica celebrazione della semplicità. L’impasto, fatto di pochi ingredienti come farina, acqua e lievito, ha una consistenza pastosa e viene fritto per ottenere un prodotto dorato e irresistibile.
Si narra che una donna, nel giorno della Santa, preparò l'impasto per il pane ma, distratta dalla musica degli zampognari, lo lasciò lievitare troppo a lungo. Tornata a casa, decise di friggere delle piccole porzioni di quella pasta ormai inutilizzabile per il pane, dando così origine alle pettole. Un dolce errore che oggi si tramanda come una tradizione ricca di sapore.
I calzoncelli di castagne, conosciuti anche come cavicioni, sono un dolce immancabile sulle tavole di Natale in Puglia, in particolare nel Gargano e nella provincia di Foggia. Questi fagottini di sfoglia, dal ripieno dolce e speziato, affondano le loro radici nella tradizione contadina, quando l’abbondanza di castagne nei boschi del Gargano permetteva di creare ricette semplici e genuine.
Il ripieno si prepara con castagne lessate e passate, arricchite con miele, scorza d’arancia e mandarino, un tocco di vincotto e, nella versione moderna, cioccolato fondente. La sfoglia racchiude questo ripieno, trasformandosi in un dolce dalla texture morbida, che si scioglie in bocca, sprigionando un profumo di spezie e agrumi. In alcune zone della Puglia, i calzoncelli con sono simbolicamente chiamati "cuscinetti di Gesù", un nome che richiama il legame con il territorio e con la tradizione natalizia e la devozione popolare.
Le origini della cupeta salentina: un viaggio tra storia e tradizione
La cupeta salentina, dolce tradizionale pugliese, è il protagonista delle feste in Puglia.
Mentre si passeggia tra le strade nel Salento, è facile lasciarsi avvolgere dal profumo intenso dello zucchero che si caramella e delle mandorle tostate. Questo aroma, così inconfondibile, conduce direttamente ai banchetti dei cupetari, i maestri artigiani che preparano la cupeta salentina con gesti esperti e antichi.
Servita calda in sacchetti di carta, la cupeta è uno dei dolci simbolo della tradizione, capace di riportare alla mente ricordi di sere d’estate o delle tavole imbandite durante le feste natalizie. Con la sua croccantezza unica e il sapore dolce e avvolgente, rappresenta non solo una prelibatezza, ma anche un rito che racconta le radici culturali e gastronomiche del territorio.
Realizzata con zucchero caramellato e mandorle appena tostate, la cupeta è molto più di un dolce: è un pezzo di storia, tramandato da generazioni, che unisce semplicità e tradizione in un unico sapore. Prepararla a casa significa rivivere questa magia e portare in tavola il cuore del Salento.
Cucina pugliese e mandorle zuccherate: un classico della nostra tradizione dolciaria che incarna la semplicità e l'autenticità del territorio. Questi dolci sono preparati con soli tre ingredienti, mandorle, zucchero e acqua, sono un simbolo di festa e convivialità nelle case pugliesi. Ogni mandorla è tostata e avvolta in un croccante strato di zucchero caramellato, creando un connubio perfetto di texture e dolcezza.
Queste prelibatezze sono molto più che semplici dolci; sono custodi di ricordi felici, di momenti trascorsi in famiglia e di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. Rappresentano il comfort food per eccellenza, preparato durante le feste e ogni occasione speciale. Le mandorle zuccherate non sono solo amate per il loro sapore delizioso, ma anche per il loro profondo legame con la cultura e le tradizioni pugliesi. Prepararle è come tessere insieme i fili della nostra storia, unendo generazioni in un gesto semplice ma carico di significato.
Mostaccioli al Cioccolato: il dolce natalizio della tradizione pugliese
I mostaccioli al cioccolato sono un dolce simbolo del Natale in Puglia, preparato con ingredienti semplici ma ricchi di sapore, come il vincotto, di fichi o d’uva, che dona un aroma intenso e caratteristico. La parola "mostacciolo" deriva dal latino mustaceus, che indicava un dolce preparato con il mosto cotto, un ingrediente usato fin dall’antichità. Questo dolce è presente da sempre sulle tavole delle feste, evocando profumi e ricordi di momenti in famiglia. La loro origine è legata all’utilizzo del vincotto, un ingrediente prezioso della tradizione pugliese, che arricchisce la ricetta di un sapore unico.
Rispetto ai mostaccioli originali , è una versione sicuramente più moderna per via dell’aggiunta del cibo degli dei, il cioccolato. L’impasto, morbido e dalla texture avvolgente, offre un equilibrio di sapori dato dalle spezie come cannella e chiodi di garofano in polvere, insieme alla scorza di limone grattugiata, che dona un profumo inconfondibile. Questi biscotti speziati, arricchiti con mandorle tostate e coperti da una golosa glassa al cioccolato, rappresentano una combinazione perfetta tra gusto e tradizione. Ogni famiglia custodisce la propria ricetta, tramandata di generazione in generazione, ma il risultato è sempre lo stesso: un dolce che unisce sapori autentici e il calore delle festività.
Mostaccioli pugliesi: prodotto PAT dal 2001, tradizione e varietà
Riconosciuti come prodotto PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) dal 2001, i mostaccioli pugliesi si distinguono per la loro forma rotonda o a rombo, la consistenza morbida e il profumo speziato. Con o senza copertura di cioccolato, sono diffusi in tutta la regione e si gustano tutto l’anno, ma diventano protagonisti indiscussi a Natale, grazie a ricette tramandate di generazione in generazione.
Proprietà del vincotto di fichi
Denso e vellutato, con un gusto dolce e intenso arricchito da note caramellate, il vincotto di fichi è anche una fonte di benefici. Ricco di antiossidanti, vitamine e minerali, supporta il sistema immunitario, favorisce la digestione e aiuta a contrastare i radicali liberi, unendo sapore e salute in un unico ingrediente.
Categoria: Dolci natalizi pugliesi
Tipo di preparazione: Impasto, lavorazione, cottura al forno e glassatura
Tempo di preparazione: 40 minuti
Tempo di cottura: 25 minuti
Difficoltà: ★★☆ (Medio-Facile)
Ingredienti:
1 kg di farina 00
600 g di vincotto
500 g di mandorle tostate
180 g di zucchero
100 g di olio extravergine d’oliva
30 gr di cacao amaro
Scorza grattugiata di due limone
Un pizzico di cannella
Un pizzico di chiodi di garofano in polvere
Una bustina di ammoniaca per dolci
Per la glassa:
Procedimento:
- Preparate l’impasto: in una ciotola capiente mescolate la farina, il cacao amaro, l’ammoniaca per dolci e lo zucchero. Aggiungete la scorza di limone grattugiata, le mandorle tostate tritate grossolanamente, un pizzico di cannella e i chiodi di garofano in polvere.
- Unite i liquidi: aggiungete il vincotto tiepido e l’olio extravergine d’oliva. Amalgamate con cura e trasferite l’impasto sulla spianatoia infarinata. Lavoratelo con le mani fino a ottenere un composto morbido e omogeneo.
- Modellate i biscotti: stendete l’impasto con un mattarello fino a uno spessore di circa 1 cm. Con un coltello o un tagliapasta, ritagliate delle forme romboidali o rettangolari.
- Cuocete in forno: sistemate i biscotti su una teglia rivestita di carta forno e cuoceteli in forno preriscaldato a 180°C per circa 25 minuti.
- Preparate la glassa: sciogliete il cioccolato fondente a bagnomaria insieme allo zucchero e all’acqua, mescolando fino a ottenere una glassa liscia e uniforme.
- Glassate i biscotti: immergete i mostaccioli nella glassa, ricoprendoli completamente. Lasciateli raffreddare su una griglia finché la glassa non si sarà solidificata.
Curiosità e consigli
La glassa tradizionale era preparata con zucchero e cacao, ma l’uso del cioccolato fondente rende il gusto più intenso e moderno. Conservate i mostaccioli in un contenitore ermetico: si mantengono fragranti per giorni.
Preparare i mostaccioli al cioccolato è un gesto semplice che porta in tavola tutta la magia e la bontà della tradizione culinaria pugliese. Non servono ricette complicate per apprezzare la bontà di un dolce così autentico. Sono il miglior regalo per amici golosi e la scelta ideale per concludere un fine pasto, accompagnati da un buon caffè. Ogni morso è un invito a riscoprire il gusto autentico delle cose semplici.
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Le Mandorle Atterrate Pugliesi sono dolcetti croccanti ricoperti di cioccolato, perfetti per Natale. Scopri la ricetta tradizionale con mandorle tostate e cioccolato fondente. Un dolce tipico pugliese semplice da preparare e irresistibile!
Ci sono dolci che richiamano la casa, il Natale, la festa, i ricordi, le radici: le mandorle atterrate, pilastri della cucina tradizionale pugliese. Le mandorle atterrate sono un dolce natalizio tipico della Puglia, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) dal 2011, con particolare riferimento alla provincia di Foggia. Realizzate con due soli ingredienti, mandorle tostate e cioccolato fondente, sono il simbolo perfetto della semplicità e della genuinità della tradizione dolciaria pugliese.
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Cicoria e Fave, un Viaggio tra Gusto e Tradizione
Nella varietà dei prodotti della cucina pugliese, pochi piatti rappresentano meglio la sinergia tra uomo e natura come la cicoria con le fave. Questo piatto, semplice nella sua essenza, nasconde una storia profonda, tessuta nei campi solcati dal sole e nelle cucine dove ancora oggi si respira il profumo della tradizione.
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Nonostante avessi già condiviso sul mio blog una versione di questa ricetta utilizzando fave fresche, questa volta ho scelto di utilizzare le fave secche, un ingrediente che molti hanno a disposizione in casa e che permette di godere di questo piatto in ogni stagione.
Storia e Cultura della Cicoria, con un Tocco di Caffè
L'utilizzo della cicoria, con il suo caratteristico sapore amaro, risale agli antichi Egizi, che ne conoscevano le proprietà curative e digestive. Tuttavia, oltre a essere un alimento, la cicoria ha avuto un ruolo importante anche in tempi di carestia, quando veniva utilizzata per preparare il caffè di cicoria, una bevanda che ha radici profonde nella tradizione pugliese.
In Puglia, la combinazione di cicoria e fave ha radici profonde che rispecchiano la connessione della regione con la sua terra e la sua storia. La ricetta "Cicoria e fave" non è solo un piatto, ma un'eredità di tempi in cui la necessità si trasformava in virtù, utilizzando ingredienti locali e di stagione.
La Ricetta: Cicoria e Fave Secche
Ecco come portare sulla tua tavola un pezzo di storia pugliese con ingredienti semplici ma ricchi di significato:
Ingredienti:
- 500 g di fave secche, possibilmente di Carpino
- 1 mazzo di cicoria selvatica, 1 Kg
- Olio extravergine di oliva
- Sale e pepe
- Aglio (facoltativo)
Preparazione:
- Ammollate le fave secche per una notte, almeno 8 ore.
- Cucinate le fave in acqua non salata fino a che non diventano tenere e aggiungete nella cottura un pezzettino di aglio.
- In una padella, soffriggete l'aglio nell'olio e aggiungete la cicoria precedentemente pulita e tagliata.
- Una volta che la cicoria è appassita, aggiungete le fave con un po' della loro acqua di cottura e lasciate insaporire per alcuni minuti.
- Servite caldo con un filo d'olio a crudo.
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