La primavera in Puglia non è semplicemente una stagione; è un risveglio dei sensi, un invito a riscoprire quei doni preziosi che la terra offre spontaneamente. Tra questi, gli asparagi selvatici occupano un posto speciale, sia nel cuore che sulle tavole dei pugliesi. Fili sottili ma robusti, carichi del sapore intenso e genuino della campagna, essi rappresentano un legame indissolubile con il territorio e le sue antiche consuetudini.
Scritto da Clementina Urbano, autrice di "SediciPuglia.it", blog dedicato alla cucina pugliese e alla cucina mediterranea.
La cucina pugliese rappresenta una delle espressioni più autentiche della Dieta Mediterranea. Con L'olio extravergine d'oliva, legumi e ingredienti stagionali, racconta una cultura di salute e tradizione.
Oggi vi porto in un viaggio nel cuore di questa cucina e di uno stile di vita che è molto più di una semplice alimentazione: una filosofia, un'eredità millenaria riconosciuta in tutto il mondo come simbolo di benessere e convivialità: la Dieta Mediterranea, un modello alimentare che valorizza equilibrio, tradizione e benessere. E quale luogo migliore per scoprirne l'anima se non proprio qui, in Puglia, terra baciata dal sole e dal mare, dove il profumo dell'olio e del pane appena sfornato accoglie chi arriva?
Scritto da Clementina Urbano, autrice di SediciPuglia.it
La cucina pugliese è un equilibrio tra tradizione e innovazione, dove ogni ingrediente racconta la sua storia autentica. Nata dalla semplicità e dall’amore per la materia prima, ha saputo trasformarsi, conquistando il panorama gastronomico internazionale. Gli chef pugliesi, con il loro talento e creatività, hanno elevato piatti popolari a vere e proprie esperienze gourmet, senza mai perdere il legame con il territorio.
Scopri come la cucina pugliese, con ingredienti locali a chilometro zero, riduce gli sprechi e l’impatto ambientale.
La cucina pugliese va oltre il semplice gusto: è un patrimonio vivaio di tradizioni che, attraverso ingredienti locali e pratiche sostenibili, dimostra come riutilizzare ogni risorsa possa diventare un modello per il futuro gastronomico. In un’epoca in cui l’attenzione per l’ambiente è fondamentale, la cucina del Sud Italia ci insegna che il rispetto per la terra si traduce anche in piatti autentici e a misura d’uomo.

Antichi e profumati, i Propati sono dolci che raccontano una storia di unione e tradizione. Nascono nelle cucine delle famiglie pugliesi, quando il profumo delle spezie si mescolava alla gioia dei fidanzamenti e dei matrimoni, annunciando un legame destinato a durare per sempre.
Un gusto unico, che cambia da paese a paese
Origini lontane e influenze storiche
E se un giorno decidi di visitare il Gargano, in Puglia, sai cosa portare con te: un pezzo di Propato, un assaggio autentico di storia e tradizione.
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La verza, regina d’inverno in Puglia, è un ortaggio versatile e largamente consumato. Con le sue foglie rugose e il sapore dolce, arricchisce le ricette tradizionali con gusto e nutrienti preziosi.
SE DICI PUGLIA, DICI " NERO DI TROIA".
Dove si produce il Nero di Troia
Caratteristiche distintive del Nero di Troia
Questo vino si distingue per:
Colore: Rosso rubino intenso con riflessi granato.
Aroma: Profumi di amarene, prugne, violetta e spezie dolci.
Sapore: Strutturato ed elegante, con tannini vellutati e una buona acidità che lo rendono versatile.
Abbinamenti in cucina: il Nero di Troia a tavola
Il Nero di Troia è un vino che esalta i sapori della cucina pugliese. Si abbina perfettamente ai torcinelli, gustosi involtini di interiora di agnello cotti alla brace, e alla muscisca, carne essiccata tipica del Gargano.
Per gli amanti della carne alla brace, le bombette pugliesi e la tagliata di manzo sono perfette da accompagnare con questo vino. Anche i formaggi stagionati, come il caciocavallo podolico e il pecorino, trovano nel Nero di Troia un alleato ideale. Tra i primi piatti, spiccano le orecchiette al ragù, i cavatelli con sugo di cinghiale e la pasta al forno, che si sposano magnificamente con la sua struttura.
Le cantine più rinomate nella produzione di Nero di Troia
- Torrevento (Corato): Riconosciuta per il suo "Ottagono", primo Nero di Troia a ricevere la DOCG Castel del Monte Riserva nel 2014, simbolo di eccellenza nella vinificazione.
- Rivera (Andria): Famosa per il "Puer Apuliae", un Nero di Troia apprezzato per la sua struttura e complessità, premiato in diverse guide enologiche.
- Cantine Paradiso (Cerignola): Nota per l'"Angelo Primo", un Nero di Troia che esprime al meglio la ricchezza del territorio.
- Cantina di Ruvo di Puglia (Crifo): Punto di riferimento per la valorizzazione del Nero di Troia, con numerose etichette di alta qualità.
- Cantine Spelonga (Stornara): Celebre per il "Tyron", premiato in concorsi internazionali, rappresenta un’interessante espressione moderna del vitigno.
-Antica Enotria (Cerignola): Produce il "Contessa Staffa", un vino elegante e apprezzato dagli esperti.
Il Nero di Troia non è solo un vino, ma un emblema dell’enogastronomia pugliese. Ogni calice racchiude il sapore e la storia di un territorio unico, celebrando tradizione e passione. Perfetto per accompagnare i piatti tipici o per occasioni speciali, il Nero di Troia offre un’esperienza sensoriale che rende omaggio alla ricchezza della Puglia.
E PER LE VACANZE DI NATALE, UNA BOTTIGLIA DI NERO DI TROIA, CI STA!
Buon viaggio e buon gusto nei vini della Puglia!
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Pizza con le patate
SE DICI PUGLIA, DICI "Primitivo di Manduria".
Il nome "Primitivo" deriva dalla maturazione precoce delle sue uve, che lo rende uno dei primi vitigni a essere vendemmiati. Questo vino si caratterizza per il suo colore rosso rubino intenso, che con l’invecchiamento evolve in eleganti sfumature granato.
Il Primitivo di Manduria: storia e caratteristiche
Manduria, è il luogo ideale per la coltivazione del Primitivo grazie al suo clima caldo e ventilato e alla vicinanza al mare, che conferisce unicità al vino. Le caratteristiche del terreno, prevalentemente calcareo e ricco di minerali, completano il profilo di eccellenza di questo vitigno.
Il Primitivo di Manduria è prodotto prevalentemente con uve Primitivo, che devono costituire almeno l'85% del vino, secondo il disciplinare di produzione. In molti casi, però, viene realizzato interamente con questo vitigno per mettere in risalto le sue caratteristiche uniche.
Profumi intensi, sapori unici
Al naso offre un bouquet aromatico con note di prugne mature, ciliegie e accenni di spezie come pepe nero e vaniglia. In bocca è pieno e avvolgente, con un finale lungo e persistente che richiama i sapori unici della terra salentina.
Abbinamenti in cucina: il Primitivo di Manduria a tavola
Tra i primi piatti, spiccano le orecchiette al ragù di carne e i cavatelli con funghi cardoncelli, che trovano nel Primitivo un compagno ideale grazie alle sue note fruttate e speziate.
Per i secondi, il vino esalta i sapori robusti delle bombette pugliesi alla griglia, dell’agnello al forno con patate e delle polpette al sugo, regalando un equilibrio perfetto tra i piatti e il calice.
Infine, nella sua versione Dolce Naturale, il Primitivo accompagna dessert a base di cioccolato fondente o mandorle, o dolci della cucina pugliese.
I riconoscimenti del Primitivo di Manduria: eccellenza pugliese
Il Primitivo di Manduria continua a distinguersi nel panorama enologico italiano e internazionale per la sua qualità straordinaria. La guida "Vini d'Italia 2025" del Gambero Rosso ha premiato ben 16 vini pugliesi a base di Primitivo con il massimo riconoscimento dei Tre Bicchieri, di cui 9 appartengono alla denominazione di Manduria. Questo risultato conferma il ruolo di questo vino come simbolo di eccellenza della Puglia.
Il Primitivo di Manduria è l’espressione autentica della Puglia, un vino che racchiude la storia, il territorio e la tradizione di una regione ricca di sapori e cultura. Ogni sorso parla della passione dei viticoltori, del clima unico e dei terreni generosi che rendono possibile un prodotto di eccellenza. Ideale per ogni occasione, sa esaltare sia i piatti della cucina tradizionale pugliese che i momenti più speciali.
Scegliere il Primitivo di Manduria significa abbracciare la qualità e la dedizione di una terra che continua a sorprendere.
Buon viaggio nel gusto dei vini della Puglia!
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Spumante D' Araprì
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SE DICI PUGLIA, DICI "NEGROAMARO".
Il Negroamaro è uno dei simboli più autentici della Puglia, un vino rosso intenso e corposo che racconta la storia e la passione di una terra unica. Prodotto principalmente nel Salento, tra Lecce, Brindisi e Taranto, questo vitigno autoctono è conosciuto per le sue uve dalla buccia scura e spessa, capaci di creare vini che si distinguono per il carattere deciso. È un vino radicato nella tradizione pugliese e apprezzato sia in Italia che all’estero per la sua qualità. La sua versatilità lo rende ideale per accompagnare numerosi piatti, dai primi ai secondi della cucina tradizionale. Con il suo gusto intenso e le sue note caratteristiche, rappresenta l’essenza del Salento.
Perché si chiama Negroamaro?
Il nome "Negroamaro" riflette l’essenza di questo vino. Deriva dall’unione di due parole, "niger" in latino e "mavros" in greco, entrambe significano "nero". Questo doppio richiamo culturale omaggia il colore intenso e scuro delle uve, mentre alcuni ritengono che il nome si riferisca anche al retrogusto lievemente amarognolo, caratteristico di questo vino e che lo rende unico nel suo genere.
Un Viaggio nell’Origine del Negroamaro
Le origini del Negroamaro risalgono all’antichità, quando i Greci introdussero questo vitigno nel Salento tra l’VIII e il VII secolo a.C. Da allora, è diventato parte integrante della tradizione vinicola pugliese. Il Negroamaro prospera in climi caldi e asciutti, con suoli ricchi di minerali che favoriscono la produzione di vini complessi e di alta qualità.
In passato, il Negroamaro veniva utilizzato come vino da taglio per rafforzare i vini più leggeri del Nord Italia. La sua alta concentrazione di zuccheri, il colore intenso e la struttura robusta lo rendevano ideale per aumentare corpo e struttura. Questa pratica è stata abbandonata decenni fa, quando i produttori hanno iniziato a vinificarlo in purezza, esaltando così le sue caratteristiche uniche e affermandolo come una delle eccellenze DOC della Puglia.
Le Terre d’Eccellenza
Le zone DOC dove il Negroamaro eccelle comprendono le province di Lecce, Brindisi e Taranto. Lungo la costa ionica, tra Porto Cesareo, Gallipoli e Ugento, i terreni sabbiosi e calcarei, accarezzati dalle brezze marine, creano vini freschi e ben bilanciati.
Nell’entroterra, tra i comuni di Matino, Copertino e Galatina, i terreni rossi e ricchi di ferro danno vita a vini robusti e strutturati, che rappresentano al meglio la tradizione enologica del Salento. Queste zone danno al Negroamaro diverse caratteristiche che rispecchiano le particolarità del luogo in cui viene prodotto.
Il Gusto del Negroamaro
Gusto deciso, corposo, retrogusto amarognolo. Al naso sprigiona profumi di frutti rossi maturi, come ciliegie e prugne, accompagnati da sentori di spezie e liquirizia. Questo equilibrio tra dolcezza naturale e struttura robusta, unito alla sua gradazione alcolica più alta rispetto ad altri vini pugliesi, lo rende perfetto per chi cerca un vino intenso e armonioso. Servitelo a una temperatura tra i 16 e i 18°C per apprezzare al meglio i suoi profumi fruttati e speziati.
Gli Abbinamenti Perfetti
Il Negroamaro è il compagno ideale per i piatti della tradizione pugliese. Si abbina perfettamente con antipasti di salumi e formaggi stagionati, come il caciocavallo podolico, e con primi piatti ricchi, come le orecchiette al ragù di carne o le fave e cicorie. Per i secondi, il capocollo di Martina Franca o l’agnello alla brace sono ideali per esaltare le note amarognole e vellutate del vino, creando un’esperienza gastronomica unica.
E per le feste, che sia Pasqua o Natale, una bottiglia di Negroamaro è la scelta perfetta per arricchire la tavola e celebrare i momenti speciali. Il calore, i profumi e i sapori di questo vino vi accompagneranno in un viaggio indimenticabile nei vigneti e nella tradizione del Salento.
Buon viaggio e buon gusto nei vini della Puglia!
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SE DICI PUGLIA, DICI "SPUMANTE D'ARAPRI'
D’Araprì: l’eccellenza del Metodo Classico Pugliese per il Natale_
Il Natale è un periodo magico, fatto di luci, sapori e di uno spumante da condividere con chi amiamo. Perché non rendere queste festività ancora più speciali con un brindisi che racchiude l’essenza della Puglia? Parliamo dello spumante D’Araprì, eccellenza di San Severo, che ha trasformato un sogno in realtà, portando eleganza e tradizione nel cuore di una terra che continua a stupire con le sue eccellenze enogastronomiche.
D’Araprì è sinonimo di qualità e raffinatezza nel panorama enologico pugliese. Questo spumante si distingue per una spuma fine e persistente, un bouquet mielato con note di lievito, frutta secca e agrumi, e un sapore fresco ed equilibrato.
Ideale per accompagnare aperitivi o piatti di pesce come frittura di pesce e anguilla alla brace e formaggi delicati. D’Araprì esprime l’essenza di una lavorazione attenta e di un territorio ricco di tradizione.
Ogni bottiglia è un’esperienza di gusto unica, che celebra il meglio della Puglia.
Cartellate pugliesi al vincotto: la ricetta tradizionale di Natale
La loro forma unica, arrotolata e pizzicata come un ricamo, racconta storie di mani sapienti che trasformano ingredienti semplici in piccoli capolavori.
La croccantezza della frittura, l’intreccio perfetto delle rose e il profumo del vincotto fanno di questo dolce una vera icona della Puglia, capace di raccontare storie con ogni morso: un patrimonio gastronomico autentico che celebra l’identità e i sapori unici della regione.
Cartellate: la bontà in tutte le sue forme
Infine, c’è chi le preferisce al naturale, senza alcun condimento, per apprezzarne la croccantezza autentica, proprio come piace a me!
Origini delle cartellate
Il nome “cartellate” potrebbe derivare dal termine dialettale “carteddate,” che significa "arrotolate," oppure dal greco “kartallos,” che indica un cesto intrecciato. Con l’avvento del cristianesimo, le loro forme sono state associate alle fasce di Gesù Bambino o alla corona di spine della Passione.
Oggi, le cartellate continuano a essere un simbolo del Natale pugliese, portando in tavola non solo dolcezza, ma anche una tradizione che unisce famiglie e generazioni.
Il dolce che unisce la Puglia
Nel Gargano, il vincotto d’uva dona al dolce un sapore intenso, mentre nel Salento è il vincotto di fichi a impreziosire ogni morso. Le mandorle locali, come la Filippo Cea delle Murge o la Fra Giulio del Gargano, e mandorla Tuono nel Salento, aggiungono croccantezza e tradizione.
L’olio extravergine di oliva, comune in tutta la Puglia, dona alle cartellate una fragranza unica durante la frittura. L’impasto, arricchito con vini bianchi pugliesi pregiati, esalta la bontà di questo dolce natalizio. Nel Salento, le cartellate si lasciano asciugare prima di friggerle, diventando più croccanti. Nel Gargano, invece, si friggono subito e restano più friabili.
Cartellate al vincotto: il dolce fatto di semplicità
Dopo la frittura, le cartellate vengono immerse nel vincotto, un mosto cotto d'uva o di fichi, oppure nel miele, che conferisce loro un sapore dolce e aromatico.
Fatti di semplicità, amore e tradizione, le cartellate al vincotto sono un dolce che racconta la Puglia in ogni boccone, celebrando le festività natalizie con un gusto inconfondibile e indimenticabile.
Ricetta delle cartellate pugliesi al vincotto
Vi passo gli ingredienti delle cartellate pugliesi al vincotto! Se siete alle prime armi, qui troviate un post che vi spiega passo dopo passo come realizzarle: [Clicca qui].
Ingredienti :
3 cucchiai di zucchero
100 ml di olio extravergine di oliva
Circa 1 kg di farina 00 (quanto basta per un impasto morbido)
150 ml di vino bianco
Olio di oliva per friggere
Vincotto (di fichi o di uva)
Procedimento
2. Incorporare la farina: Disponete la farina a fontana su una spianatoia e versate il composto liquido al centro. Lavorate l’impasto con le mani, aggiungendo farina poco alla volta fino a ottenere una massa morbida ed elastica.
3. Riposo dell’impasto:Formate un panetto con l’impasto, copritelo con un canovaccio pulito e lasciatelo riposare a temperatura ambiente per circa 30 minuti.
4. Stendere l’impasto:Dopo il riposo, dividete l’impasto in porzioni e stendetelo con un mattarello o una macchina per la pasta fino a ottenere sfoglie sottili di circa 2 mm.
5. Creare le cartellate:Con una rotella dentellata, ritagliate strisce di circa 3 cm di larghezza e 20-30 cm di lunghezza. Pizzicate i bordi a intervalli regolari per creare delle conchette, poi arrotolate ogni striscia su se stessa formando una spirale a forma di rosa. Man mano che le preparate, copritele con un canovaccio per evitare che si secchino.
6. Friggere le cartellate:In una padella capiente, scaldate abbondante olio di oliva. Friggete poche cartellate alla volta fino a quando saranno dorate e croccanti. Scolatele su carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso.
7. Lasciarle raffreddare:Una volta fritte, lasciatele raffreddare completamente.
8. Decorare con il vincotto:Scaldate il vincotto in un pentolino per renderlo più fluido. Immergete le cartellate nel vincotto solo prima di mangiarle, così rimarranno fragranti e non si ammolleranno.
Conservazione
Cartellate condite con vincotto: Riponetele in frigorifero, dove si mantengono per alcuni giorni. Prima di servirle, lasciatele a temperatura ambiente.
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Articolo- "Pane di Monte Sant' Angelo" scritto da Clementina Urbano per Sedicipuglia – Cucina pugliese vera dal 2009.
🍞 Il Pane di Monte Sant’Angelo è un'eccellenza della tradizione pugliese. Un prodotto unico, dalla crosta croccante e dalla mollica soffice, che racconta secoli di storia. Il Pane di Monte Sant’Angelo è un’eccellenza della tradizione pugliese, riconosciuto per la sua crosta croccante e la mollica soffice.
Prodotto tipico del Gargano, si distingue per le sue grandi pezzature, fino a 12 kg, e per la cottura in forno a legna, che ne esalta il sapore autentico. Questo pane antico, simbolo della panificazione pugliese, ha origini secolari ed è ancora oggi preparato con lievito naturale e metodi tradizionali.
Lampascione: un simbolo della cucina tradizionale pugliese_
Il lampascione, scientificamente noto come Muscari comosum, è un bulbo dal colore violaceo dalla forma simile a una piccola cipolla, che cresce spontaneamente, soprattutto nei terreni incolti, a una profondità di circa 15-20 cm. È facile riconoscerlo grazie al suo fiore violaceo, che spunta in superficie, mentre il bulbo viene raccolto tradizionalmente tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.
Si distingue per il suo gusto unico, amarognolo e aromatico, che lo rende ideale per una vasta gamma di preparazioni. Da secoli, il lampascione è protagonista di piatti semplici e genuini, dagli aperitivi e frittelle a ricette più sfiziose e creative. Presente sia nei pasti quotidiani che nelle occasioni speciali, questo bulbo racchiude in sé tutto il sapore della tradizione e il legame con la terra.
Le radici antiche del lampascione: tra storia e cultura
Le origini del lampascione risalgono a millenni fa, quando Egizi, Greci e Romani ne apprezzavano le qualità culinarie e terapeutiche. Nel I secolo d.C., Plinio il Vecchio ne descriveva gli usi nella medicina e nella cucina, mentre durante il Medioevo il bulbo continuò a essere coltivato per il suo valore alimentare e medicinale. La sua diffusione è legata alla tradizione contadina pugliese, dove rappresentava un alimento prezioso e un simbolo di legame con la terra.
Un alleato naturale per la salute: proprietà e controindicazioni
Il lampascione è noto per le sue proprietà antinfiammatorie, depurative e diuretiche, grazie ai composti solforati che favoriscono la purificazione dell’organismo. Ricco di fibre e con sole 37 calorie per 100 grammi, è ideale per chi cerca alimenti nutrienti ma leggeri. Tuttavia, il consumo del lampascione richiede moderazione: può causare flatulenza a causa dei suoi oli essenziali e delle sostanze solforate.
Le Madonne del lampascione: tra devozione e tradizione popolare
In Puglia, il lampascione non rappresenta soltanto un elemento della cucina tradizionale, ma è anche legato a momenti di profonda fede e cultura locale. Ad Acaya, una piccola frazione di Vernole (LE), ogni primo venerdì di marzo si celebra la sagra dedicata al pampasciulu. Durante questa ricorrenza, la comunità onora la Madonna Addolorata, affettuosamente chiamata “Madonna dei pampasciuni” per il suo legame con la tradizione culinaria.
A questo legame si aggiunge anche l’esistenza di una confraternita, la Confraterntia del Pampascione, che contribuisce a mantenere viva la tradizione e il simbolismo legati al lampascione. Questa celebrazione riflette l’importanza del lampascione non solo come cibo, ma come parte integrante dell’identità culturale pugliese.
Lampascione in cucina: un sapore versatile e unico
Il lampascione si presta a innumerevoli ricette . tra le più comuni in Puglia:
- Lampascioni lessi: semplici e leggeri, conditi con olio, sale, pepe e limone, ideali per assaporare il gusto autentico del bulbo
- Frittelle di lampascioni: morbide e croccanti, perfette come antipasto o snack.
- Frittata di lampascioni: un piatto semplice e gustoso, che combina il sapore deciso del bulbo con la delicatezza delle uova.
- Lampascione sotto la cenere: una preparazione antichissima, che cuoce i bulbi lentamente sotto la brace, sprigionando un aroma unico e avvolgente.
- Lampascione sott’olio: conservati con olio extravergine d’oliva, sono ideali per arricchire antipasti o accompagnare formaggi e salumi.
- Agnello o coniglio con lampascioni: piatti celebri in cui il bulbo si sposa alla perfezione con la carne, creando un equilibrio unico di sapori.
- Lampascioni al sugo: una preparazione saporita, in cui i bulbi vengono cotti lentamente in un sugo ricco e aromatico.
- Lampasci.oni in insalata: perfetti come piatto fresco, combinati con altre verdure e condimenti leggeri.
I lampascioni possono essere cotti in diversi modi, tra cui lessati, al forno, alla brace o persino nella friggitrice ad aria, offrendo un’ampia gamma di possibilità per esaltarne il sapori.
Queste ricette raccontano la versatilità del lampascione e il suo ruolo fondamentale nella tradizione culinaria pugliese.
Un prodotto dai mille nomi: il lampascione
È noto anche come lambascione o cipollaccio, e a seconda delle zone può essere chiamato in tanti modi diversi, tra cui: Botrianto dal fiocco, giacinto col pennacchio, giacinto col fiocco, lampagione, , moscarino, porrettaccio, bambasciùle, lampasciune, l, pampascione, vampascione, cipolluzze, rampasciuoli, vampasciuli, lambagioni, vambagioni.
Questo straordinario bulbo non è solo un ingrediente della tradizione culinaria, ma anche un simbolo identitario della Puglia, riconosciuto ufficialmente nel 2019 con l'inserimento nell'elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT). La sua area di origine comprende l'intera regione, a testimonianza del legame profondo tra il lampascione e la cultura pugliese.
Il lampascione è l’essenza pura della Puglia, un simbolo autentico della sua tradizione culinaria e culturale. Le vecchie generazioni, con ingegno e passione, hanno imparato a valorizzarlo, trasformandolo da semplice prodotto della terra a protagonista di ricette ricche di sapore e significato. Portarlo in tavola oggi significa continuare a tramandare questa eredità, celebrando i sapori genuini e il legame con le radici più profonde della regione. Versatile e ricco di storia, il lampascione unisce passato e presente, portando con sé il calore della cucina di famiglia e l’autenticità della Puglia. Un piccolo bulbo che racconta grandi storie di tradizione e creatività.
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La cucina pugliese non smette mai di stupire con i suoi sapori unici e i vini che ne esaltano l’essenza, e tra questi spicca il Susumaniello, un vitigno autoctono dal passato travagliato e dal futuro luminoso. Questo vino rappresenta il simbolo di una rinascita enologica che valorizza le radici della Puglia. Nato tra le campagne assolate del Salento, il Susumaniello ha una storia che intreccia tradizione e innovazione. Un tempo considerato un vitigno secondario, oggi torna protagonista, grazie alla sua versatilità e al carattere autentico. Ma cosa rende speciale questo vino? Quali profumi e sapori racchiude in sé? E quali piatti lo esaltano al meglio? In questo viaggio scopriremo tutto sul Susumaniello, per brindare insieme alla cultura e al gusto della nostra terra.
Le origini della cupeta salentina: un viaggio tra storia e tradizione
Servita calda in sacchetti di carta, la cupeta è uno dei dolci simbolo della tradizione, capace di riportare alla mente ricordi di sere d’estate o delle tavole imbandite durante le feste natalizie. Con la sua croccantezza unica e il sapore dolce e avvolgente, rappresenta non solo una prelibatezza, ma anche un rito che racconta le radici culturali e gastronomiche del territorio.
Realizzata con zucchero caramellato e mandorle appena tostate, la cupeta è molto più di un dolce: è un pezzo di storia, tramandato da generazioni, che unisce semplicità e tradizione in un unico sapore. Prepararla a casa significa rivivere questa magia e portare in tavola il cuore del Salento.