Un Inizio con il Sorriso.
Prima di immergerci nelle profonde tradizioni matrimoniali di San Giovanni Rotondo, e dei paesi limitrofi, permettetemi di condividere con voi un segreto: qui, il matrimonio è preso molto sul serio, ma sempre con quel pizzico di ironia che ci rende unici. Come dimenticare il proverbio locale che dice: "La zit quann è spusata tutt la vonn!". Già mi immagino le nonne annuire con un sorriso complice, ricordando i tempi in cui, una volta passato il grande giorno, diventavano improvvisamente le "più corteggiate" del paese.
Nella parte settentrionale della Puglia, si erge la pittoresca cittadina di Manfredonia, arricchita dalla sua ricca storia e tradizione, e situata lungo le splendide coste del mare Adriatico. È proprio questa vicinanza al mare che conferisce a Manfredonia il suo fascino unico. Il luccichio del mare è visibile da ogni angolo della città, aggiungendo una nota di bellezza e serenità al suo panorama mozzafiato. È proprio questo connubio tra storia, tradizione e bellezze naturali che rende Manfredonia un luogo incantevole e irresistibile per i visitatori. Manfredonia, cela tra i suoi tesori gastronomici la Farrata.
Ma è durante il periodo del Carnevale che la città si accende di gioia e allegria, con feste e celebrazioni che riempiono le strade di colori e suoni festosi. Il Carnevale di Manfredonia è un'esperienza unica, dove le maschere tradizionali e i costumi sfarzosi creano un'atmosfera magica e coinvolgente.
E cosa c'è di meglio per celebrare questa festa che assaporare uno dei piatti più amati dai locali: la Farrata, il rustico di farro e ricotta. Le Farrate si preparavano nel periodo di Carnevale e accompagnano fin dalla notte dei tempi i canti, balli e le maschere del Carnevale di Manfredonia. Oggi però, questa focaccia è diventata uno street food quasi tutto l'anno. La ricetta è semplice ma incredibilmente soddisfacente. Si inizia con il farro cotto, un cereale antico ricco di fibre e nutrienti, che conferisce alla Farrata un sapore rustico e appagante. Poi viene aggiunta la ricotta fresca, cremosa e leggermente salata, che si fonde armoniosamente con il farro, creando un ripieno morbido e gustoso. Per aggiungere un tocco di freschezza e aroma, si utilizzano anche menta maggiorana fresche tritate. Il pepe nero macinato dona un leggero tocco di piccantezza, mentre un pizzico di cannella aggiunge una nota di calore e profondità ai sapori.
Il tutto viene avvolto in uno strato di sfoglia di pasta morbida e tenera, che si scioglie delicatamente in bocca, accogliendo il ripieno di ricotta con la sua delicatezza. Il risultato è una Farrata irresistibile, perfetta da gustare come pasto completo per pranzo o cena, oppure come spuntino sostanzioso e nutriente.
Preparare la Farrata è un modo delizioso per celebrare la tradizione e l'autenticità della cucina di Manfredonia, portando un pezzo di storia e cultura direttamente sulla tua tavola. Scoprire la Farrata significa immergersi nella tradizione e nel gusto autentico di Manfredonia, portando un pezzo di questa affascinante città direttamente sulla tua tavola, in ogni stagione dell'anno. E mentre gusti questo delizioso street food, non puoi fare a meno di ammirare il maestoso Castello Angioino di Manfredonia, che si erge imponente nel pieno centro della città e vicino al mare. Con le sue torri merlate e le sue mura imponenti, il castello è un'icona della città, un simbolo di storia e bellezza che arricchisce ulteriormente l'esperienza culinaria e visiva di Manfredonia.
Scopri la ricetta completa di questo street food di Manfredonia sul mio blog di cucina: Farrata diManfredonia.
Le masserie pugliesi, con i loro muri bianchi a calce, cortili interni e di ulivi secolari, sono state per secoli il cuore pulsante dell'economia agricola della regione. Originariamente concepite come strutture fortificate, queste fattorie si sono trasformate nel tempo in luoghi di produzione autosufficiente, dove ogni elemento della natura veniva valorizzato e nulla andava sprecato. La loro architettura, spesso imponente e sempre affascinante, nasconde al suo interno storie di famiglie, lavoratori e comunità che hanno vissuto in simbiosi con la terra, seguendo i ritmi delle stagioni e rispettando le antiche tradizioni.
Nelle masserie, la vita era tutto un equilibrio con l'ambiente circostante. Ogni elemento della natura veniva valorizzato e rispettato, niente veniva sprecato. La vita stessa era in stretta simbiosi con i ritmi della natura. Questa profonda relazione con la terra si manifesta nella cucina pugliese, famosa per trasformare ingredienti semplici in piatti ricchi di sapore e autenticità. Rispettando ogni ingrediente, emergono ricette che esaltano freschezza e autenticità, come le "Fave e Cicorie", simbolo della tradizione culinaria povera ma dal sapore delizioso.
- 300 g di fave secche o fresche (io ho usato quest'ultime)
- Un mazzetto di cicoria selvatica
- 2 spicchi d'aglio
- Olio extravergine d'oliva
- Sale q.b.
- Peperoncino (facoltativo)
Preparazione:
Mettete a bagno le fave in acqua fredda per almeno 8 ore. Dopo il tempo di ammollo, scolatele e cuocetele in acqua fresca fino a che non diventano morbide. Successivamente, schiacciatele fino a ottenere una crema liscia, aggiungendo un filo d'olio, sale e peperoncino a piacere. Pulite la cicoria eliminando le parti più dure, lavatela bene e cuocetela in acqua salata bollente per qualche minuto. Scolatela e saltatela in padella con aglio e olio extravergine d'oliva.
Aggiungete la purea di fave nella padella e mescolate bene. Lasciate cuocere insieme per circa 5-6 minuti, mescolando di tanto in tanto, fino a che tutti gli ingredienti si amalgamano uniformemente. Servitele fave e le cicorie calde come contorno o piatto principale, condite con un filo di olio extravergine di oliva e accompagnate con del pane fresco.
Alla fine, sia che si scelga di preparare le fave e cicorie con la purea di fave o mantenendole intere, come ho fatto io, entrambe le versioni regalano un'esperienza gastronomica straordinaria.
Le "Fave e Cicorie" è un piatto povero, non elaborato, semplice, genuino e basato principalmente sull'utilizzo delle materie prime locali. Questa pietanza incarna una lezione ereditata dalle masserie pugliesi: la ricchezza nascosta nella natura e l'importanza di un legame profondo con la terra. "Il vero sapore viene dalla semplicità e dall'amore per la terra".
Moltissimi piatti delle masserie erano a base di verdura e legumi e la pastasciutta rappresentava solo il pranzo della domenica. Se desiderate esplorare ulteriormente le tradizioni culinarie delle masserie, non potete perdervi il Pancotto. Questo piatto, radicato nelle tradizione agricole è un autentico esempio di una cucina semplice ma ricca di sapore. Preparato con ingredienti quasi di scarto, come il pane raffermo, l'olio extravergine di oliva e aglio, il pancotto incarna la genuinità delle ricette tramandate di generazione in generazione nelle campagne pugliesi.
Cliccate qui per scoprire la ricetta del Pancotto e per immergervi nel mondo dei sapori autentici della Puglia.
Il rustico leccese, fiore all'occhiello della cucina salentina, incarna l'autenticità e la tradizione culinaria della regione. Questo delizioso street food, nato probabilmente dall'estro creativo delle corti nobiliari di Lecce nel corso del XVIII secolo, ha conquistato il cuore e il palato di generazioni di salentini e visitatori. La sua ricetta classica, semplice ma incredibilmente soddisfacente, prevede l'uso di pasta sfoglia, mozzarella fresca, pomodoro e besciamella, sapientemente assemblati e cotti fino alla perfezione dorata. Il risultato è un boccone avvolgente, con un contrasto irresistibile tra la croccantezza della pasta sfoglia e la cremosità del ripieno.
Tuttavia, il rustico leccese non si ferma alla sua versione tradizionale. Negli ultimi anni, chef e appassionati di cucina hanno sperimentato una miriade di varianti, reinterpretando questo classico in chiave moderna e creativa.
Tra le varianti più popolari, troviamo il rustico leccese con ripieni gourmet, come prosciutto crudo, formaggi stagionati e verdure grigliate. Altri preferiscono aggiungere un tocco di innovazione con ingredienti esotici o fusion, creando un'esperienza gustativa unica e sorprendente.
Per i palati più avventurosi, ci sono versioni vegetariane e vegane del rustico leccese, che sostituiscono la tradizionale mozzarella e la besciamella con alternative a base vegetale, garantendo comunque un sapore straordinario e appagante.
Inoltre, non possiamo dimenticare le rivisitazioni del rustico leccese come finger food o antipasto raffinato, servito in eleganti buffet o eventi speciali, dove la sua presentazione curata e la qualità degli ingredienti lo rendono una scelta irresistibile per ogni occasione.
In conclusione, il rustico leccese continua a stupire e deliziare, sia nelle sue forme più classiche che nelle reinterpretazioni moderne. Con il suo connubio perfetto di tradizione e innovazione, è destinato a rimanere un'icona della gastronomia salentina, sempre pronto a conquistare nuovi palati e a celebrare l'arte culinaria di questa meravigliosa regione d'Italia.
Per la ricetta classica del rustico leccese e altre varianti, consulta il mio blog di cucina qui: Rustico Leccese.
Nel cuore della tradizione culinaria pugliese, esiste un piatto che incarna la perfezione nella semplicità: i Troccoli al pomodoro. Questa ricetta, che unisce la freschezza del pomodoro a una pasta fatta in casa con maestria e passione, rappresenta non solo un pilastro della cucina pugliese, ma anche una delizia che ogni amante della buona cucina, a prescindere dalle sue origini, può apprezzare e amare.
Ingredienti per i Troccoli:
- 400 g di semola di grano duro
- 200 ml di acqua tiepida
- Un pizzico di sale
- Ingredienti per il Sugo di Pomodoro:
- 500 g di pomodori pelati di qualità o passata di pomodoro
- 2 spicchi d'aglio
- Basilico fresco (a piacere)
- 3 cucchiai di olio extravergine di oliva
- Sale e pepe (a gusto).
- 1. Prepara l'Impasto:
- In una ciotola ampia, versa la semola di grano duro e forma un vulcano con un buco al centro. Aggiungi gradualmente l'acqua tiepida e un pizzico di sale nel buco e inizia a impastare con le mani, incorporando la semola poco alla volta.
- Lavora l'impasto fino a quando non diventa liscio ed elastico. Se necessario, aggiungi un po' più d'acqua o semola per ottenere la consistenza desiderata.
- Copri l'impasto con un panno umido e lascialo riposare per circa 30 minuti.
- 2. Forma i Troccoli:
- Dopo il riposo, prendi piccole porzioni di impasto e rotolale su un piano di lavoro per formare dei cilindri lunghi e sottili.
- Utilizza una chitarra per pasta (se disponibile) o taglia i cilindri a mano per ottenere i Troccoli della larghezza desiderata.
- Disponi i Troccoli su un canovaccio pulito, spolverizzali leggermente con semola per evitare che si attacchino e lasciali asciugare per alcuni minuti.
- 3. Prepara il Sugo di Pomodoro:
- In una padella ampia, scalda l'olio extravergine di oliva e soffriggi gli spicchi d'aglio fino a doratura.
- Aggiungi i pomodori pelati o la passata di pomodoro, un pizzico di sale e pepe. Lascia cuocere a fuoco medio-basso per circa 20 minuti, finché il sugo non si addensa.
- A fine cottura, aggiungi il basilico fresco spezzettato con le mani per mantenere intatto il suo aroma.
- 4. Cottura dei Troccoli:
- Porta a ebollizione una grande pentola d'acqua salata. Cuoci i Troccoli per 3-4 minuti o fino a quando non salgono a galla e sono al dente.
- Scola i Troccoli e trasferiscili nella padella con il sugo di pomodoro, mescolando delicatamente per amalgamare.
- Servi i Troccoli ben caldi, con una spolverata di parmigiano o pecorino grattugiato se desiderato, e un filo d'olio extravergine di oliva a crudo per un ultimo tocco di sapore.
- Buon appetito!
Ingredienti:
- Uova: 6
- Olio extravergine di oliva: 100 ml
- Sale: Un pizzico per ogni uovo
- Bicarbonato di sodio: Un pizzico, mezzo cucchiaio
- Grappa o Anice: Un bicchiere 25ml
- Zucchero: Un cucchiaio
- Farina 00: 500 gr
In una ciotola, unite le uova leggermente sbattute con il sale, il bicarbonato, un tocco di grappa, l’olio e la farina precedentemente setacciata. Versate il composto ottenuto su una spianatoia, aggiungete gradualmente altri 100 grammi di farina e impastate con energia per circa 15 minuti, fino a che l’impasto non diventa elastico e si inizia a gonfiare lievemente. Lasciate quindi riposare l’impasto, coperto con un canovaccio pulito, per circa mezz'ora per permettendogli di lievitare in un ambiente tiepido. Nel frattempo, riempite una pentola capiente con acqua e portatela a ebollizione. Prendete l’impasto e formate dei cilindri lunghi circa 15 cm e dallo spessore di 2-3 cm, quindi unite le estremità per formare delle ciambelle.
Non appena l’acqua raggiunge il bollore, immergete alcuni taralli alla volta; quando risalgono a galla, utilizzate una schiumarola per sollevarli dall'acqua e posizionateli delicatamente su un canovaccio pulito. Copriteli con un altro canovaccio e lasciateli riposare e raffreddare per tutta la notte. Al mattino seguente, incidete profondamente i taralli lungo tutta la loro circonferenza con un coltello affilato, quindi collocateli su una teglia rivestita di carta da forno, facendo attenzione a lasciare spazio tra loro poiché in cottura si gonfieranno. Cuocete nel forno preriscaldato a 220°C per i primi 10 minuti, poi abbassate la temperatura a 160°C e proseguite la cottura per altri 10 minuti, fino a che i taralli non diventano dorati e croccanti.
Nel frattempo, preparate uno sciroppo semplice in una pentola piccola, versando acqua e zucchero. Portate a ebollizione e fate cuocere per alcuni minuti, fino a che lo sciroppo non raggiunge la consistenza desiderata, verificabile facendo la prova filo tra le dita.
Ogni volta che assaporiamo un tarallo dolce di Monte Sant'Angelo, non gustiamo soltanto un biscotto, ma ci immergiamo in un viaggio che va oltre il sapore. Dalla cima di questa montagna sacra, con il mare di Manfredonia davanti a noi e la valle degli eremi sotto, viviamo storie di fede e speranza, in un legame che unisce palato e cuore.
I taralli non rappresentano solo una delizia locale, ma incarnano l'essenza di ogni regione italiana, ognuna con il suo tarallo, la sua storia e le sue tradizioni. Questo dolce, in particolare, ci lega alle radici profonde di Monte Sant'Angelo, celebrando la ricchezza culturale e la diversità che contraddistingue il nostro paese. Assaporarli significa scoprire un mosaico di tradizioni regionali, unendo gusto e cultura in un unico gesto.
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